Molti colleghi ed allievi mi chiedono continuamente se in BIM ci si deve far pagare di più rispetto al lavoro in CAD. La mia risposta di getto è Sì.

In realtà il discorso non è così semplice da affrontare ma in questo articolo cerco di mettere a disposizione la mia esperienza in entrambi i casi per chiarire alcuni concetti utili.

Anzitutto CAD o BIM, poco importa, serve avere rispetto della propria professione e professionalità. Le due cose non sono distinte e separate e l’una dipende dall’altra e viceversa. Cito testualmente dal dizionario:

“La professione è l’attività esercitata in modo continuativo a scopo di guadagno.”

“La professionalità è la capacità di svolgere la propria attività con competenza ed efficienza.”

Sembra chiaro e scontato ma, spesso, proprio noi professionisti ci scordiamo questi due semplici principi, sia quando facciamo una prestazione per clienti sia fra noi colleghi quando offriamo lavoro a qualcuno.

A prescindere dal metodo di lavoro scelto, CAD o BIM che sia, nello stilare un preventivo non dobbiamo dimenticare di dare valore al nostro tempo ed alla nostra professionalità, tenendo in considerazione il “valore e la qualità” che forniremo al cliente o al collega con cui collaboriamo.
È fuor di dubbio che, se un tecnico impiegherà molto del suo tempo per adeguarsi alla metodologia BIM e per elevare la propria competenza ed efficienza (utilizzando quindi strumenti migliori), Egli fornirà di sicuro un servizio migliore e più completo. I vantaggi che il metodo BIM comporta sono infatti molteplici. Alla luce di questo, perché non dovrebbe essere giustificato farsi pagare di più, o quanto meno in modo più adeguato, visto che con gli stessi tempi di produzione si riesce a consegnare al cliente il doppio di elaborati 3D, rendering e preventivi precisi? Questi ultimi esito tra l’altro di scelte definite in virtuale e non in cantiere, operazione che riduce anche i tempi di realizzazione delle opere.
Al contempo, anche utilizzando il metodo CAD tradizionale e fornendo solo una pianta ed una sezione al nostro cliente ma impiegando comunque il nostro tempo per accompagnarlo presso i rivenditori per la scelta dei materiali, perché sarebbe giusto farsi pagare talmente poco da rientrarci appena con le spese?
Pertanto, ritengo sia più che giusto dare valore alla propria professione impegnandoci però a fornire molti più servizi ai ns clienti tanto da giustificare l’incarico che ci viene affidato.
Ci auguriamo così di non sentire più frasi di questo tipo pronunciate dal muratore di turno: “a che serve l’architetto, qui buttiamo giù due muri rifacciamo il bagno e risparmiate soldi!” (sentito, ahimè, con le mie orecchie).
Da una parte allora aggiorniamoci ed eleviamoci, dando più competenza ed efficienza e quindi più professionalità, per poi richiedere il giusto compenso per dare valore alla nostra Professione.

In modo molto pratico:

Quanto chiedereste come compenso per la progettazione di un appartamento da ristrutturare di circa 100 mq? Spesso viene richiesto un compenso inferiore a 500 euro in CAD. A mio avviso troppo poco. Bisogna dare valore alle nostre idee, che sono quelle per cui un cliente si rivolge a noi tecnici.



Allo stesso tempo, se anziché con una pianta 2D ed un computo in excel, vi presentate con un tablet e con viste rendering riuscendo a modificare il progetto in tempo reale mentre dialogate con il cliente ed inviando nuove proposte in digitale direttamente con i computi aggiornati, meravigliandoli della vostra efficienza, non pensate che 1000 euro per il solo progetto siano più giustificati? Io credo proprio di sì.

Direi anche che, a volte, 1000 euro solo di progettazione sono pochi, ma il mercato purtroppo si è abbassato proprio per colpa di chi ha dato troppo poco valore alla propria professionalità e professione negli ultimi due decenni. Tocca purtroppo a noi ed alle nuove generazioni invertire questa brutta tendenza. Devo dire che il Digitale ed il BIM stanno avendo finalmente questo effetto e vedo che i giovani danno più valore alle proprie competenze, anche perché a volte sono davvero elevate. Fermo restando che poi il “mestiere” è dato dall’esperienza e dal talento, questo per fortuna non cambia, ma di certo partire da una base molto più elevata è oggi indispensabile.

Infine una nota relativa al compenso che si dovrebbe corrispondere per una collaborazione part time o full time. Questo è un capitolo lungo. Di sicuro è facile scatenare delle polemiche, ma anche in questo caso serve dare valore alle due definizioni iniziali.

Quanto vale la propria professione e professionalità?

AI giovani laureati viene spesso detto di non avere né  l’una né l’altra e la cosa che più di frequente accade è sentirsi dire frasi di questo tipo: “lavori gratis per sei mesi da noi, impari il mestiere e poi si vede”.

Perché?

A mio avviso un periodo di prova gratuito non dovrebbe andare mai oltre il mese: tempo sufficiente per valutare il talento e quanto quella risorsa può essere utile.
Un modo sicuramente costruttivo per farsi valere sarebbe quello di distinguersi fornendo un notevole apporto sulla sfera digitale. Mostrarsi estremamente competenti sulla parte “operativa e pratica” può di sicuro sopperire alla mancanza di esperienza iniziale sul campo. In questo modo dopo il piccolo periodo di prova gratuita si può pattuire il giusto compenso.

Sentire che ad un giovane tecnico certificato e competente si chiede di lavorare full time per un compenso di 600,00 euro al mese facendogli anche aprire addirittura la partita iva (esponendolo a spese di Inarcassa e tasse) è davvero mortificante. È molto importante essere consapevoli delle condizioni pattuite e rivolgersi ad un consulente per ricevere maggiori delucidazioni può essere un ottimo modo per non incorrere in fastidiose situazioni e spesso per accedere anche a numerose agevolazioni alternative, previste dalla legislazione in materia di lavoro dipendente.

Per concludere, credo sia indispensabile una buona dose di professionalità e buon senso a prescindere dal metodo di lavoro usato, ponendosi sempre come obiettivo l’aumento delle proprie competenze e l’affinamento del proprio flusso di lavoro.

Arch. Marco Montalbano