“Come faccio a fare dei bei render?”, “Come faccio a renderli realistici?”

Le domande sono sempre le stesse. Sono le risposte che invece cambiano col progredire della tecnologia applicata ai render. Le domande no, quelle non si evolvono, rimangono legate forse agli aspetti più inconsci dell’essere umano, il primo tra tutti: l’essere accettato dagli altri.

Agli albori della renderizzazione, riuscire ad ottimizzare una scena cercando di non perdere giorni (non ore o minuti) era fondamentale e mettere i giusti parametri aiutava non poco.
Dovendo fare i conti con i tempi di calcolo, si tenevano le scene col minor numero di poligoni possibile, quindi niente oggetti inutili, si andava al sodo, e questo non importava; lo stupore, ancora quasi del tutto genuino, di chi vedeva magari per la prima volta una immagine foto realistica, bastava a compensare le evidenti carenze ancora presenti.
Oggi tutto è cambiato. Siamo nell’era del tutto e subito e i motori di render si stanno adeguando, come ad esempio Enscape che sta facendo furore con il suo Real time.
Come dicevo la domanda non è cambiata, la risposta invece tanto: ormai parametri quasi non se ne toccano più, non servono. Tutti i software e, i potenti pc su cui girano, non hanno più bisogno di set-up.
Bellissimo, finalmente ci si può concentrare sul nostro vero mestiere di Architetti ed impiegare il tempo che perdevamo coi parametri, a fare scelte materiche e di illuminazione, a cercare il giusto equilibrio dei volumi. Purtroppo però anche i committenti si sono evoluti e smaliziati e diventano sempre più esigenti.

Nel 2021, la mia personale risposta alla domanda “come si fa un render buono e realistico” è questa:

per un buon render serve un buon progetto: nessun parametro, nessun trucchetto ma pura e semplice creatività al servizio della resa estetica. Questo si traduce non solo nella cura di tutti gli aspetti volumetrici, di illuminazione e dei materiali ma anche nella scelta della giusta inquadratura che permetta di far vedere al cliente quello che noi vogliamo evidenziare. Inquadrature buttate lì un po’ a caso rischiano di mortificare un bel progetto e viceversa. Cerchiamo la giusta prospettiva, mettiamo a fuoco quello su cui puntiamo (magari seguiamola qualche regola compositiva ogni tanto, che ne dite?) e metà del lavoro sarà fatto. Sul fronte del realismo invece dobbiamo andare a stuzzicare quegli aspetti in apparenza meno importanti della composizione o del progetto.

Chi di voi mette le prese elettriche nei propri modelli 3d? Quanti il battiscopa? Vogliamo parlare delle maniglie alle porte? Sembrano oggetti poco importanti ma hanno la funzione di rassicurare la nostra mente facendole vedere qualcosa che conosce, qualcosa di familiare che possa innescare il processo di accettazione del fantastico; insomma dovete inserire correttamente una dose moderata di oggetti inutili al progetto ma essenziali per il realismo, che siano funzionali all’environment o puramente decorativi come la moka sui fornelli. Attenti però a non esagerare, altrimenti l’effetto sarà opposto.

Ormai il realismo si misura in poligoni, quindi anche la cura nei dettagli risulta fondamentale.

Mi sto dilungando, quindi arrivo ai miei “must” per un buon render:

  • create un modello 3d realistico e realizzabile nella realtà (per esperienza vi dico che non è scontato);
  • smussate ogni spigolo (tra opzioni di modellazione o di materiali non è più un problema);
  • curate i dettagli in apparenza meno importanti (partite dagli oggetti architettonici e finite con i suppellettili);
  • le giuste inquadrature fotografiche fanno tantissimo e “parlano” al posto vostro;
  • non meno importanti le imperfezioni. Sembra strano da dire, ma non fate dei 3d e dei materiali perfetti perché nella realtà non esistono. I quadri sono storti e poco staccati dal muro, il muro non è detto che sia perfettamente complanare e gli utensili da cucina non saranno mai appena cromati e perfetti. Insomma aggiungete un po’ di logorio del vissuto nei vostri materiali. Tutti si preoccupano del bump nelle fughe del parquet ma nessuno si preoccupa di metterci 4 bei graffi;
  • e poi in ultimo, ma non per ultimo, fate un bel progetto e ahimè su questo punto non so cosa suggerirvi.

(Ringrazio Beatrice Maria Callari per la realizzazione del render in copertina)

Arch. Fabio Dell’Oglio